Il tema della presenza dell’operatore psicologico nella relazione terapeutica con il bambino è strettamente connesso con il processo di ascolto attivo con lui, con la coppia genitoriale e con altri soggetti che interagiscono, sempre nella consapevolezza del qui e ora. Lo sviluppo di tali competenze comunicative richiedono ricettività e introspezione, sviluppando la forma più alta di comunicazione, ovvero l’empatia, che può permettere di tirar fuori ciò che è nascosto su cui poter lavorare. A tale proposito credo che sia particolarmente significativa quella che Arnold Beisser definisce la “teoria paradossale del cambiamento”. “Si verifica il cambiamento quando si diventa ciò che si è, non quando si cerca di diventare ciò che non si è”, ovvero il cambiamento non è generato da un’azione coatta dell’individuo o di un’altra persona, ma si realizza nei tempi e con le energie presenti.
Il benessere del bambino può essere raggiunto “riportandolo a sé stesso”, a ciò che è, accettando i propri sentimenti e familiarizzando con il proprio corpo e la propria sensibilità, conosciuti dal di dentro e non attraverso le opinioni e lo sguardo, spesso giudicante degli altri.
Ritengo inoltre che emerga in modo basilare l’esigenza di controllare l’effetto negativo della comunicazione, soprattutto in ambito formativo, rappresentato dal giudizio che può coinvolgere, per il significato svalutativo, il bisogno di approvazione e rispecchiamento soprattutto nei bambini e negli adolescenti. La sospensione del giudizio diventa quindi essenziale come atteggiamento dell’operatore psicologico e, come sostiene la Oaklander, l’interpretazione non ha molto valore, a meno che non la si usi come stimolo per un’ulteriore esplorazione. Questa sottolineatura, non esclude, a mio avviso, l’importanza di conoscenze relative al significato del disegno infantile e ai criteri per la loro interpretazione, suggeriti, per esempio da Paola Federici , ma vuole evidenziare la presa di consapevolezza del proprio ruolo da parte del terapeuta e soprattutto la concezione di psicoterapia “come arte”, che, premettendo la consapevolezza di sé, unisce competenza e abilità ad un senso creativo ed flessibile, senza il quale poco succede di significativo. Ogni seduta risulta imprevedibile: le procedure e le tecniche per avere un riscontro non possono che essere adattate alla situazione e alla relazione che si sviluppa, indirizzando il bambino, ma anche l’operatore, all’auto-accettazione profonda e all’auto-rinforzo del senso di sé.
Psicologa
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