Bulimia nervosa

I disturbi alimentari sono spiegabili dal punto di vista neurobiologico come espressioni di comportamentiche afferiscono a dinamiche interpersonali di origine traumatica, come l’attaccamento disorganizzato, maltrattamento
Nel caso della bulimia nervosa il cibo rappresenta un potente sostituto, allo scopo di evitare delusione e umiliazione, di ciò che è il bisogno di un soggetto reale nella relazione genitore-bambino, legata alla trasmissione di sentimenti di tenerezza e conforto. Si tratta quindi di un comportamento, legato ad un disturbo della personalità, che usa il cibo come una sostanza per laregolazione affettiva che consente di tacitare gli stati d’animo negativi connessi con la propria immagine corporea non accettata.

Per quanto riguarda i sintomi possono riguardare una particolare preoccupazione per la magrezza accompagnata da condotte compensatorie tese a prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto o uso di lassativi e diuretici. Sul piano psicologico si presentano problematiche legate all’autostima, fortemente influenzata dalle caratteristiche fisiche, e difficoltà relazionali. Un approccio cognitivo comportamentale avrà come obiettivo di migliorare l’immagine corporea e i rapporti interpersonali, recuperando la stima di sé in senso globale.
L’attività in seduta può aumentare la presa di consapevolezza da parte del cliente dei vari stati corporei spesso in conflitto, con un’azione di ascolto e rassicurazione che lo accompagni nella riattivazione dell’esperienza affettiva dissociata. Soprattutto nel caso di adolescenti, considerando che spesso queste manifestazioni si presentano in questa fase della vita, può essere elemento positivo il coinvolgimento della famiglia.